Effetto Placebo: Il potere dell’auto-guarigione
Effetto Placebo: Il potere della auto-guarigione
Al VII Forum della Non Autosufficienza, tenutosi a Bologna il 18 e 19 Novembre 2015, a cui ho partecipato come relatore, ho potuto sottolineare l’importanza dei pensieri, delle emozioni e delle nostre credenze nel processo di guarigione che avviene attraverso l’effetto placebo.
Durante la seconda guerra mondiale fu il chirurgo americano Henry Beecher che si accorse del potere dell’effetto placebo, poiché avendo finito le scorte di morfina somministrò dell’acqua salata a un soldato gravemente ferito.
Poté così effettuare l’intervento e salvare il soldato.
Anche Norman Cousins, autore di “La volontà di guarire: anatomia di una malattia”, nel 1979 affermava che
“Il corpo umano è il migliore farmacista di se stesso e le prescrizioni più efficaci l’organismo se le scrive da sé.”
Numerosi studi scientifici confermano questo:
In alcuni pazienti operati di estrazione dentaria e trattati con placedo, la maggior parte riferì un sollievo dal dolore.Ma il dolore ritornò dopo somministrazione di naloxone, l’antidoto della morfina e delle endorfine. Questo studio dimostra come Il placedo determina il rilascio di endorfine.
Il ricercatore italiano Fabrizio Benedetti dimostrò inoltre che Il placebo attiva le stesse aree del cervello che vengono attivate dal farmaco.
E’ stato dimostrato poi che il placebo funziona anche se il paziente sa di assumerlo.
• La connessione mente-corpo
• La capacità dell’organismo di auto guarirsi
• Il ruolo di: pensieri, credenze, emozioni
• L’importanza del “Chi” e del “Come” somministra la cura
Nel classico effetto placebo la nostra fiducia è riposta in un elemento esterno a noi. Cediamo il potere alla pillola, all’iniezione, al medico, ma il placebo può funzionare grazie a un processo creativo all’interno di noi che parte dalla nostra intenzione e immaginazione, dai nostri pensieri ed emozioni?
Si, ognuno di noi è il placebo.
Le aspettative del cervello sull’immediato futuro hanno ripercussioni sullo stato fisiologico.
Nel 1981 otto uomini tra i 70 e gli 80 anni vennero trasferiti in un monastero a nord di Boston. A questo primo gruppo venne richiesto di fingere sulla loro età, dichiarando almeno 22 anni in meno e di comportarsi come se avessero circa 20 anni in meno. A un secondo gruppo invece fu solo richiesto di rievocare ricordi salienti di 22 anni prima. Dopo 5 giorni e dopo tutta una serie di rilevamenti i ricercatori scoprirono che tutti gli uomini di entrambi i gruppi erano fisiologicamente più giovani, ma quelli del primo gruppo presentavano cambiamenti più significativi di: altezza, andatura, flessibilità, vista, udito e memoria.
Vedi il video del mio intervento alla conferenza:
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